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La recensione di Beppe Spadini

LOST IN TRANSLATION - L'AMORE TRADOTTO

La maschera stralunata di Bill Murray (vedasi la locandina, simpaticamente emblematica) trova la propria ideale collocazione in un film particolare, non perfetto, ma che non a caso ha conquistato la stragrande maggioranza della critica. La regista Sofia Coppola (figlia d'arte), attingendo alle proprie esperienze, incentra la vicenda sul soggiorno a Tokio, citt� estraniante per antonomasia, di un attore hollywoodiano in declino (Murray), giunto nella capitale giapponese per girare uno spot. Qui incontra una giovane connazionale (la rivelazione dell'anno Scarlett Johansson, candidata addirittura a 2 Golden Globe), giovane sposa trascurata dal marito fotografo. E l'asse portante del film � proprio la particolarit� del rapporto che si instaura tra l'attore e la ragazza, accumunati dal disagio per una vita nel complesso insoddisfacente, disagio che la trasferta in un paese cos� ermetico rende emblematico. Accade cos� che scelgano di lenire solitudini e notti insonni immergendosi e/o subendo la vita notturna di Tokio, passando per gli ambienti pi� disparati. Murray, un attore che adoriamo, � strepitoso: il misto di rassegnazione, fatalismo, amara ma consapevole ironia con cui affronta i vari accadimenti sono a nostro giudizio meritevoli di un riconoscimento. La Johansson, deliziosa, � effettivamente molto brava. Magari il film si compiace troppo della propria malinconica, crepuscolare atmosfera, in qualche momento fin troppo rarefatta e spesa attraverso episodi non sempre significativi, ma quella malinconia ti resta nelle ossa, e merita un giudizio generoso.

Spadini

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