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La recensione di Beppe Spadini

RED DRAGON

Passati dalle stelle (il memorabile " Il silenzio degli innocenti") alle stalle (l'inqualificabile "Hannibal"), la saga del dottor Lecter approda finalmente a un livello medio. Inarrivabile il capostipite, il pre-quel (che ripropone il soggetto gi� affrontato dal cinema in "Manhunter") � un discreto thriller che preso singolarmente vedrebbe probabilmente la propria valutazione ancora pi� elevata. L'ambientazione � intrigante, l'intreccio valido (non tutto il meccanismo � per� a prova di bomba), il cast (oltre a Hopkins ci sono Norton, Ralph Fiennes, la Watson, Keitel, la rediviva MaryLouise Parker, P.Seymour Hoffman) imponente. Ma proprio gli attori sembrano consci della gravosit� del confronto con "Il silenzio degli innocenti", e questo sembra togliere loro convinzione. Lo stesso Hopkins, tornato dignitoso dopo la squallida performance di Hannibal, pare avvertire l'artificiosit� dello sforzo di far rivivere le atmosfere originali. In realt� il fatto di ricalcare lo schema che tanto bene funzion� (con Norton al posto della Foster) ufficializza il ruolo di "fratellino minore", con tutto il bene (certe scene conservano un'indubbia efficacia, si pensi ad Hannibal in quella cella divenuta un'icona cinematografica) e il male (qualche passaggio obbligato eccessivamente riverente nei confronti del film di Demme) conseguenti.
Ma, come si diceva, il soggetto valido rende il film godibile, anche per merito della migliore del cast, una Emily Watson brava e ispirata nei panni della ragazza cieca che conosce il killer. Un bel personaggio, un film godibile: adesso, per�, prima che Hopkins cada a pezzi, basta.

Spadini

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