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Notizie di calcio 

Nello Stadio spezzino il Bologna va a “Picco” e vede allontanarsi la promozione

Nella giornata di sabato 10 febbraio è ripreso il campionato di calcio di serie B, amputato di pubblico sul molte piazze, mentre nello Stadio spezzino alla presenza di 6.500 spettatori, con il tutto esaurito, il Bologna è andato a “Picco”. La formazione felsinea ha giocato nella munita base navale della Marina italiana contro una Società che ha visto la luce il 18 Dicembre del 1906 quando lo svizzero Herman Hurni, assieme ad altri suoi connazionali, fondò lo “Sport Club Spezia” che divenne il primo club spezzino ad organizzare partite nella città portuale contro squadre di marinai di passaggio, soprattutto inglesi e francesi. In questa realtà la “tribù di Renzo Ulivieri” era approdata con grandi velleità dopo la sosta forzata; la classifica affidava alle sorti rossoblu grandi chance. In fin dei conti lo “Spezia calcio 1906” è una squadra che annaspava in fondo alla graduatoria; alle spalle del club dalla maglia bianca ed i calzoncini neri comparivano solo: l’Arezzo, che è stato “ferito” con sei punti di penalizzazione, il Pescara, colpito con l’“asportazione” di un punto, poi Verona, Crotone infine, sullo stesso gradino, Modena, Vicenza e la compagine allenata da Antonio Soda. I punti sembravano certi per i bolognesi, invece gli spezzini hanno conquistato tutta la torta, mentre il Vicenza fra le mura amiche ha pareggiato con la Juventus ed il Modena ha accusato una pesante sberla casalinga con l’Albinoleffe.
Nel periodo di sospensione del calcio italiano si è assistito alle scene che definiremo “solite”: conciliaboli, conferenze, dibattiti, incontri, decisioni governative dove tutti le condividevano, ma speravano in un veloce superamento della situazione. Una struttura quella del calcio senza memoria: quello che deve fare più riflettere è che sembra che i “tornelli” risolvano ogni problema; ancora una volta si confida in una risposta di tipo “strumentale” o “tecnico”, quando il problema è più vasto. Ancora una volta la soluzione non può essere affidata alla pura efficienza tecnica, il problema è “politico”, è quanto mai necessario il primato della politica sulla tecnica; non è solo un problema di risposte efficientistiche, ma la ricerca di una “nuova umanità” per ripopolare le arene calcistiche del nostro paese. In poche parole la questione è come cambiare la “fauna” che popola le “curve”; le attuali elite che dominano le “tribune popolari” sono ampiamente conosciute, almeno così è stato riferito da più fonti; il recupero del “tifo violento” si è dimostrato impraticabile e pertanto è questo tipo di “clientela prepotente” che va esclusa dallo spettacolo calcistico. Queste scelte sono di tipo politico, ma non riguardano solo il Governo o il Parlamento, ma anche la Federazione e la “Lega calcio”; da certi atteggiamenti di esponenti delle società sembra che non sia successo nulla. Se la Federcalcio è commissariata un motivo ci sarà pure; in sostanza la rappresentanza del movimento calcistico nazionale è stata espressa con “decisione esterna” al mondo del calcio. Pancalli è sicuramente “vissuto” come un “intruso” e dall’interno del mondo calcistico si sollecita una veloce “normalizzazione”; ma si può tornare a una gestione normale in queste condizioni? Va detto che se non c’è pentimento non può esserci ravvedimento; in poche parole per certi signori non è successo nulla di rilevante.
Per tornare all’ultima tornata del campionato il Bologna non è esistito; i tiri in porta sono stati pochissimi e nelle ultime sei partite il Bologna ha segnato solo due gol. Il gesto di Massimo Marazzina, poi, è inaccettabile, ma nel mondo del calcio dorato si sopportano bizze che in una comune azienda troverebbe altre risposte; insomma se dopo la “sentenza Bosman” abbiamo appreso che i calciatori sono assimilati ai comuni lavoratori, allora si proceda di conseguenza. L’immagine della società rossoblu è stata certamente scossa se non compromessa; all’ombra delle Due Torri bizze alla sudamericana hanno sempre trovato scarsa comprensione e tolleranza. La città di San Petronio ha sempre preferito giocatori dell’Europa centro – settentrionale, perché più professionali e ligi agli impegni contrattuali; come non ricordare Helmut Haller, Harald Nielsen e Klas Ingesson. Come ha in più occasioni evidenziato il CIV, alias Gianfranco Civolani, l’attaccante lodigiano guadagna cinquecentomila euro all’anno che corrispondono a “tre milioni di lire al giorno, cioè quello che guadagna in un mese un professore di scuola superiore”; forse all’attaccante rossoblu di origine lombarda farebbe bene andare a lavorare alla Cooperativa “Operosa”.
In conclusione il Bologna visto nell’oriente ligure non può aspirare alla promozione, occorrono altri propulsori; la crisi di Claudio Bellucci non può essere la giustificazione del peggioramento di tutta la squadra. Dicevamo che i calciatori sono lavoratori come tutti gli altri, quindi possono avere alti e bassi nel rendimento, ma qui è tutto il “collettivo” che non funziona; certamente ci sono giocatori che sono fondamentali, ma il “Bologna 2007” era stato assemblato per avere adeguati “ricambi”.Floriano Roncarati
Notizia del 11/02/2007


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Ultimo aggiornamento 06.04.20 :: :: Admin
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