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Bagnara di Romagna
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Cenni storici del Comune di Bagnara di Romagna (Ravenna)
Bagnara situata nella bassa pianura ravennate, un territorio
dove sono ancora visibili le tracce dell'antica centuriazione
romana e dove riaffiorano, di tanto in tanto, reperti
databili all'epoca villanoviana (prima et del ferro)
e al periodo etrusco. Quasi sicuramente di epoca romana
un antico castrum sito nel cosiddetto "prato
di S. Andrea" (vedi), circa un chilometro a sud dell'attuale
centro abitato, nei pressi dell'antica via Longa,
un importante cardine o kardo dell'epoca
della centuriazione. Di quel castello oggi resta solamente
un rialzo di forma ellittica, circondato da una depressione,
l'antico fossato di cinta. La sua distruzione avvenne
nel 1222, in una battaglia tra le citt di Bologna e Faenza,
alleate contro Imola cui apparteneva Bagnara. Gli abitanti
rimasti senza tetto, si stabilirono nei pressi dell'attuale
centro abitato, dove allora sorgeva un oratorio dedicato
a San Giovanni. Nei secoli che seguirono Bagnara fu teatro
di battaglie, saccheggi e oggetto di negoziati tra signori
e tirannelli. Oltre al vescovo d'Imola si avvicendarono
nel suo possesso Uguccione della Faggiola, i Manfredi,
gli Ordelaffi, i Da Polenta, i conti di Cunio, Barnab
Visconti, i Malatesta, gli Estensi. Fu Barnab Visconti
nel 1354 a dotare la localit del sistema difensivo ancor
oggi visibile. Si trattava di un fossato attorno alle
mura di cinta, nelle quali era inserita una rocca di pi
modeste dimensioni e di diverso stile rispetto a quella
attuale. Da allora la localit pass di mano a diversi
padroni, che l'ottennero come preda di guerra, o per compra
vendita, o per donazione. Nel 1482 Bagnara fu appunto
oggetto di donazione a favore di Girolamo Riario, marito
di Caterina Sforza. Nel 1488 l'avveduta e spietata Caterina
vendic il marito ucciso in una congiura e mantenne il
possesso di tutte le sue terre per conto del figlio minorenne.
Nel 1494 la donna riusc a salvarsi dalla minaccia dell'esercito
francese di re Carlo VIII, venendo a patti con gli stessi
nemici dopo essere stata abbandonata dal pusillanime alleato,
il duca di Calabria. Tuttavia nulla pot contro il duca
Cesare Borgia, detto il Valentino che, negli ultimi giorni
dell'anno 1499, conquist Imola, poi via via gli altri
castelli della signora fino a Forl. Bagnara si arrese
senza colpo ferire. Le fortune del Valentino cominciarono
a declinare nel 1503 con la morte del suo potente genitore,
papa Alessandro VI, poi col sopraggiungere di una malattia
ed infine con la sua morte. L'inetto Ottaviano Riario,
figlio di Caterina, tent due volte di riprendere militarmente
i possedimenti della famiglia, ma invano. Seguirono decenni
di lotte per il possesso della citt di Imola e del contado,
fra i sostenitori del papa, detti neoguelfi e i
neoghibellini sostenitori del re di Francia e delle
famiglie gi spodestate dal Valentino. Anche Bagnara dovette
subire sanguinose scorrerie ad opera di ambedue le parti.
In seguito Imola fin sottoposta al completo e diretto
controllo della santa Sede, mentre per Bagnara si dovette
giungere ad una soluzione di compromesso.
Ad accampare vecchi diritti comitali sulla localit
era il vescovo di Imola, i cui predecessori erano stati
feudatari del castello bagnarese, mentre il comune di
Imola chiedeva che quello status di feudo fosse
dichiarato decaduto in conseguenza di decenni, o forse
di secoli di effettiva interruzione. La giustizia del
tempo non risolse la questione; per questo nel 1562 le
parti giunsero ad un accordo in base al quale il vescovo
poteva vantare il titolo di conte di Bagnara, la piena
propriet sulla rocca, su molti fondi rustici e la diretta
propriet (con diritto di decima) su quasi tutto
il territorio comunale. Gli fu riconosciuto anche il diritto
di concedere l'investitura (in cambio di denaro)
ad ogni vendita, successione o donazione di beni posti
nel territorio, poi ancora regalie, diritti di privativa
e altri privilegi. Per l'esercizio delle sue funzioni
il vescovo aveva il potere di nominare un commissario,
per su una terna propostagli dal consiglio comunale imolese.
Aveva anche il potere di amministrare il comune e la giustizia,
sia civile che criminale (esclusa la materia assegnata
ai tribunali della santa Inquisizione) e doveva provvedere
alla difesa militare del territorio, esattamente come
un feudatario medievale.
Si diceva per questo che Bagnara era mediatamente
soggetta alla Santa Sede (cio a mezzo del vescovo stesso)
a differenza delle localit circostanti, che vi erano
immediatamente soggette.Come contropartita il Comune
di Imola ebbe il diritto di esigere le imposte fondiarie
anche su Bagnara, vedendosi cos sollevato della quota
parte che in ogni caso doveva essere versata alla camera,
cio all'erario. A Bagnara esisteva un consiglio comunale,
le cui delibere venivano umilmente sottoposte all'approvazione
del conte-vescovo. Per la tutela dell'ordine pubblico
all'interno della mura c'era un bargello, oltre
al guardiano notturno della porta che veniva rilevato
di giorno dal piazzaro. Per la vigilanza in campagna
c'erano invece uno o pi saltari. Il primo cittadino
era detto massaro, che assumer il titolo di priore
all'inizio del Settecento. Questi era coadiuvato da alcuni
magistrati, scelti fra i consiglieri, che esercitavano
pi o meno le mansioni degli attuali assessori, nonch
dal segretario, che era anche il notaio del paese. Memorabile
fu l'epidemia di tifo petecchiale del 1591 (dopo tre anni
consecutivi di carestia), che caus oltre 223 vittime
a Bagnara, il numero massimo di morti mai riscontrato
in paese in un anno. Sempre in quel periodo era alto il
numero dei viandanti uccisi a scopo di rapina da banditi
o fuorusciti.
Nel Seicento da ricordare la peste del 1630-1631, dalla
quale Bagnara rest immune. Per questo il consiglio deliber
di ringraziare la Madonna facendo voto di celebrare annualmente
una festa l'ultima domenica di luglio, voto mantenuto
sino ai giorni nostri. Il Settecento fu contraddistinto
da diversi flagelli: in primo luogo le guerre di successione
che interessarono indirettamente anche il territorio delle
Romagne, dove vari eserciti fissavano i loro quartieri
invernali e pretendevano denaro, vitto, alloggio, legna
da ardere, biade per i cavalli e altre cose ancora sotto
la minaccia di ritorsioni. In particolare a Bagnara ci
furono soldati stranieri nel 1708, nel 1736 e 1742, rispettivamente
in occasione delle guerre di successione spagnola, polacca
e austriaca. Il 1736 fu per giunta un anno di grave carestia.
Nell'ottobre del 1765 nella localit furono molti i casi
di febbre terzana (una febbre intermittente, malarica),
mentre si verificavano in modo pi o meno frequente epidemie
nel bestiame bovino (la pi temuta era volgarmente detta
cancro volante) che gettavano gli allevatori colpiti
nella miseria pi nera. Nel 1797 vennero i francesi di
Napoleone, che abbatterono il vecchio regime, organizzando
nuove circoscrizioni amministrative (dipartimenti e prefetture)
e giudiziarie (tribunali e governatori).
Si vide il succedersi della repubblica cispadana,
che divenne repubblica cisalpina, quindi repubblica
italiana e infine Regno d'Italia. Il vescovo
di Imola perse ogni potere e diritto sul paese rimanendo
solamente la guida spirituale della parrocchia. Bagnara
rest comune autonomo fino al 20 aprile 1810, quando fu
aggregata a Castel Bolognese.
Il 1 gennaio 1814 fu ripristinato il vecchio regime ad
opera delle truppe austro britanniche. Il papa torn a
Roma il 24 maggio di quell'anno, dovendo tuttavia pazientare
ancora per riavere le Romagne e ristabilirvi il suo governo.
Allora Bagnara torn ad essere comune ed ebbe a capo un
gonfaloniere (al tempo dell'occupazione francese
il primo cittadino si era chiamato dapprima presidente,
poi sindaco). Nel 1828 il gonfaloniere fu
chiamato di nuovo priore. Il vescovo di Imola torn
a fregiarsi del titolo di conte di Bagnara, riebbe
le sue propriet e le sue decime, ma non ebbe pi poteri
in fatto di amministrazione, di giustizia e di difesa,
tutte cose che passarono all'onnipotente cardinal legato
il quale si avvaleva dell'ausilio dei governatori.
Dopo un periodo transitorio, Bagnara fu assegnata al governatorato
di Castel Bolognese, dipendente dalla legazione
(provincia) di Ravenna. Alcuni bagnaresi parteciparono
ai moti mazziniani del 1831, poi repressi dall'esercito
austriaco Ma in tutto lo stato pontificio la situazione
dell'ordine pubblico stava precipitando, sia a causa di
un brigantaggio sempre pi dilagante, sia per la protesta
politica che montava continuamente.
Nel 1846 il vescovo di Imola e conte di Bagnara cardinale
Giovanni Maria Mastai Ferretti divenne papa col nome di
Pio IX, suscitando l'entusiasmo delle autorit bagnaresi,
che lo conoscevano personalmente e che stanziarono una
enorme somma per i relativi festeggiamenti. Nel febbraio
del 1849 fu proclamata la repubblica romana
e la fine del potere temporale del papa. A Bagnara si
fece cantare un "Te Deum" di ringraziamento e molti si
arruolarono nella "guardia civica", un corpo militare
che Pio IX aveva ripristinato a furor di popolo sostituendo
quello, molto impopolare, dei centurioni
detto anche dei volontari pontifici. Alla
restaurazione del vecchio regime nelle Romagne provvidero
le truppe austriache, che entrarono a Bagnara il 22 maggio
1849. La repressione che segu fu durissima, soprattutto
contro coloro che si erano compromessi con la repubblica,
che furono sorvegliati, perseguitati, incriminati e spesso
condannati. Gli ultimi priori di Bagnara furono i ricchissimi fratelli Matteo e Domenico
Morosini, che alla caduta del potere temporale del papa
furono accusati di peculato: avrebbero infatti intascato
pubblico danaro in occasione della costruzione del forno
comunale e della caserma dei gendarmi. Al 1855 risale
l'ultima epidemia di colera in paese, con 16 morti ufficialmente
denunciati (ma forse pi attendibile una successiva
statistica redatta dall'arciprete che indica invece un
numero di 40 morti). A Bagnara non si sentiva pi parlare
di peste da lungo tempo (l'ultima minaccia risaliva al
1656), ma ci saranno ancora in seguito serie malattie,
come l'epidemia di vaiolo del 1886, e casi pi o meno
frequenti di pellagra, malaria, difterite, carbonchio,
tubercolosi e tetano talora anche nel ventesimo secolo.
L'annessione della Romagna al regno di Sardegna avvenne
di fatto nel giugno 1859 (da Bagnara i gendarmi pontifici
partirono definitivamente il 14 giugno di quell'anno),
ma l'atto formale fu rinviato all'anno successivo, dopo
il plebiscito dell'11 marzo.
Il toponimo completo Bagnara di Romagna, per distinguere
il comune da quello di Bagnara Calabra fu assegnato
con regio decreto n. 1126 dato a Torino il giorno 11.1.1863.
Dopo l'unit nazionale il primo sindaco fu Domenico Giovannini,
un uomo tranquillo che cerc di pacificare gli animi e
che mor dopo pochi mesi, dopo essere stato scomunicato
come tutti i suoi colleghi per aver accettato di collaborare
col governo italiano. A Bagnara, come nelle altre localit
annesse al nuovo regno, la gestione degli istituti di
beneficenza fu sottratta agli enti religiosi ed assegnata
ad una Congregazione di Carit nominata dal consiglio
comunale e furono incamerati dallo stato i beni
ecclesiastici non strettamente necessari al culto. Cos
la rocca fu sottratta alla Mensa Vescovile di Imola e,
previo pubblico incanto, aggiudicata al comune bagnarese.
Lo stesso ente locale diede inizio ad un lungo contenzioso
con la Mensa Vescovile sulla questione delle decime sui
beni immobili di propriet comunale, deliberando di non
riconoscerle affatto ed ottenendo, nei primi anni, sentenze
favorevoli, ma non definitive. Nuovi e gravosi compiti
furono assegnati al comune dalle nuove disposizioni di
legge: finanziamento e gestione della scuola primaria
resa nel frattempo obbligatoria, organizzazione dell'avviamento
dei giovani alla leva, pure resa obbligatoria, tenuta
dei registri di stato civile e anagrafe, in precedenza
compito dei parroci, approvazione di diversi regolamenti
comunali in fatto di igiene, polizia rurale, polizia mortuaria
e altri ancora. A quegli anni risale la costruzione della
prima rete fognaria e delle prime pubbliche latrine come
richiedevano le pi elementari norme di igiene, mentre
furono sottratti alla competenza comunale compiti come
la bonifica e la difesa del territorio contro le rotte
e gli straripamenti del fiume Santerno, lavori gestiti
dallo stato con l'organizzazione di squadre di scarriolanti,
figure leggendarie della laboriosit dei romagnoli. Con
le elezioni comunali del 1870 a Bagnara si registr un'inversione
di tendenza rispetto ai primi anni di radicale anticlericalismo,
perch furono eletti molti consiglieri non organizzati
in partito, ma moderati, con simpatie verso la Chiesa.
Si stabil cos una difficile convivenza tra il
sindaco, ancora di nomina regia e pertanto fedele sia
alla corona che al governo, e la maggioranza consiliare
che esprimeva una giunta di diverso orientamento.
Ben presto si deliber la reintroduzione dell'insegnamento
della religione nelle scuole, la devoluzione di fondi
per la manutenzione dell'organo in chiesa, per lo stipendio
all'organaro e per la restaurazione di altri oggetti
situati in chiesa. Furono tagliati i fondi per finanziare
la pendenza giudiziaria contro i Morosini, coi quali fu
pertanto necessario giungere ad una transazione dopo 15
anni di feroci battaglie. Costoro versarono al comune
lire 1.500, in luogo delle 3.531,32 richieste, a patto
che non si parlasse di peculato e di risarcimento di danni,
ma di volontaria liberalit nei confronti dell'ente pubblico.
L'ultimo sindaco di nomina regia a Bagnara fu Giuseppe
Morsiani detto Fiori, un ex-macellaio possidente,
gi perseguitato nel periodo pre-unitario, che tanto si
impegn nel campo sanitario, nel far costruire i primi
pozzi artesiani, nel risanare e riparare molti edifici
pubblici, mantenere i difficili rapporti con il consiglio
comunale, talvolta a lui ostile. Ma il suo merito pi
grande fu la costosissima costruzione del ponte sul fiume
Santerno, in legno, con fondi prevalentemente comunali,
dopo che il Morsiani Fiori aveva strappato contributi,
per la verit modesti, allo stato, alle amministrazioni
provinciali di Bologna e Ravenna, ai comuni di Mordano
e di Massa Lombarda. Mor nel 1898, in tempo per vedere
come ormai le sentenze della magistratura erano tutte
favorevoli alla Chiesa, e dopo aver firmato suo malgrado
il mandato di pagamento a favore della mensa vescovile
di Imola, per le quote ad essa spettanti a titolo di decima,
arretrati, interessi e spese giudiziarie. In una sola
occasione il sindaco Morsiani Fiori sub violenti
critiche dai compaesani, quando si disse che aveva esercitato
pressioni affinch la linea ferroviaria non passasse per
Bagnara, in modo che i locali barrocciai non perdessero
il loro lavoro. L'elezione del sindaco da parte dei consigli
comunali fu stabilita per legge nel 1896 (nei comuni capoluogo
di provincia o di mandamento con popolazione superiore
a 10.000 abitanti risale a qualche anno prima).
Il primo sindaco bagnarese eletto fu Enrico Beltrani,
che rest in carica dal 1897 al 1902, poi rilevato da
altri come lui di tendenza moderata e filo-cattolica,
fino al 1911, quando lo stesso Beltrani sar rieletto
e rester al suo posto fino al 1914, con la qualifica
di pro-sindaco e non di sindaco (forse per aver
rifiutato di prestare giuramento di fedelt al re, come
talvolta accadeva quando l'eletto non apparteneva al partito
monarchico o non ne era simpatizzante). Quelli furono
anni caratterizzati dall'acuirsi di tensioni sociali su
tutto il territorio nazionale, dal sorgere di leghe di
braccianti e mezzadri sempre pi combattive, dal formarsi
dei sindacati e dall'entrata in politica dell'immenso
popolo dei cattolici in precedenza tenutovi fuori o ai
margini dagli ordini provenienti dalla santa sede. Le
tensioni giunsero anche in paese, dove tanta parte della
popolazione era da sempre in condizioni disperate, ma
che stava organizzandosi. Ogni vigilia di primo maggio
mandava in fibrillazione le forze dell'ordine, ma l'episodio
pi rilevante fu la cosiddetta settimana rossa,
che interess Bagnara senza tuttavia che in paese si giungesse
agli eccessi registrati in altri comuni della bassa pianura
ravennate.
Nelle elezioni comunali di quell'anno, le prime a suffragio
universale, sebbene solo maschile, i socialisti ottennero
a sorpresa una schiacciante maggioranza in consiglio comunale,
ma la grave situazione in Europa, dove era gi scoppiata
la grande guerra che avrebbe in seguito coinvolto anche
l'Italia, non permise loro di mettere in atto grandi innovazioni.
La lotta politica appassionata riprese nell'immediato
dopoguerra, soprattutto nel 1919-1920 (il cosiddetto biennio
rosso) quando i sindacati e partiti della sinistra
conquistarono un potere sempre maggiore, imponendo assunzioni
e concessioni di appalti e aprendo spacci di generi alimentari
gestiti sull'esempio di quelli dell'appena nata repubblica
Sovietica. Un giorno particolarmente teso fu il 2 Maggio
1920 quando i socialisti inaugurarono un monumento ad
Andrea Costa a cui seguirono scontri che provocarono due
morti e la proclamazione dello stato d'assedio a Bagnara.
Il 15 marzo 1921 fu costituita in paese la prima sezione
del partito fascista, ma le prime squadre che minacciavano
e intimorivano coi manganelli venivano dai comuni limitrofi.
Ad esempio il 9 settembre 1921 rimase ucciso il giovane
fascista massese Medardo Gianstefani, venuto a Bagnara
su un camion con una ventina di camerati i quali, tutti
assieme, continuarono a scorrazzare perfino dopo aver
ucciso l'antifascista Giuseppe Gulmanelli. Seguirono assalti
ai locali di propriet delle cooperative, come avvenne
il 4 novembre 1921 quando furono distrutti oggetti e documenti
d'archivio, o il 31 maggio 1922 quando furono date alle
fiamme le macchine agricole della cooperativa stessa.
Nei primi giorni d'agosto di quel 1922 i fascisti tornarono
a Bagnara costringendo l'intero consiglio comunale a dimettersi,
mentre in ottobre, pochi giorni prima della "marcia su
Roma", attentarono alla vita del sindacalista Alfredo
Cricca, sbagliando persona, per cui rimase gravemente
ferito un fratello della vittima designata.
Dopo un lungo periodo di gestione commissariale, il 17
giugno 1923 si riun il nuovo consiglio di ispirazione
fascista, che elesse sindaco Domenico Piani, sostituito
nel 1926 da Eugenio Beltrani il quale assunse il titolo
di podest. Ma nel volgere di pochi anni si avvicendarono
ancora commissari e podest, segno di un conflitto all'interno
del partito fascista, probabilmente diviso tra il gruppo
degli squadristi della prima ora, anticlericali e rivoluzionari,
e i nuovi arrivati, per lo pi uomini d'ordine ansiosi
di rassicurare in fretta la gente con la normalizzazione.
Le decisioni prese in quegli anni furono la costruzione
di un grande alloggio adibito a casa popolare, subito
ribattezzato il Putano, la costruzione del nuovo
edificio scolastico, portando a termine un progetto risalente
al 1914, l'inaugurazione di un parco della Rimembranza
e di un campo sportivo in prossimit del fiume Santerno.
Il campo sar poi venduto, dopo pochi anni, al comune
di Mordano per una cifra simbolica. Poi si mise in atto
un'organizzazione della societ sulle direttive del governo
nazionale e su un modello para-militare (balilla, avanguardisti,
piccole italiane, eccetera), si organizzarono corpi di
volontari (spesso convinti con minacce)
per la campagna coloniale e per quella di Spagna, nonch
squadre di operai, stavolta davvero volontari, che si
recarono in Africa attratti da buone paghe. Allo scoppiare
della seconda guerra mondiale Bagnara diede il suo contributo
di soldati su tutti i fronti, poi di morti, di feriti,
di prigionieri. Ma gi nel 1944 squadre partigiane operavano
sul territorio organizzando attentati ai danni dei soldati
tedeschi, gesti di ostruzionismo, propaganda, e colpi
di mano tesi all'autofinanziamento. Del locale comitato
di liberazione fecero parte esponenti di tutti quei partiti
che nel dopoguerra si definiranno "dell'arco costituzionale",
oltre all'arciprete don Mongardi, in rappresentanza dei
cattolici, in seguito persuaso a lasciar posto ad altra
persona. Dal novembre 1944 il paese venne a trovarsi a
pochi chilometri dal fronte; e quasi quotidianamente dovette
subire i bombardamenti degli alleati oltre ai rastrellamenti
e alle razzie da parte dei tedeschi.
La liberazione avvenne di mattino dell'undici aprile 1945
per opera di truppe polacche agli ordini del generale
Anders, ma le ore immediatamente precedenti furono drammatiche.
Gli ultimi due soldati tedeschi rimasti avevano ricevuto
l'ordine di far saltare i punti di avvistamento gi minati
cio il campanile, la porta e la rocca nel cui sotterraneo
si trovavano rifugiate oltre quattrocento persone. Dapprima
furono inutili le suppliche dell'arciprete don Mongardi
e di tanti rifugiati per evitare la carneficina che sarebbe
seguita alla distruzione della rocca, giacch non c'era
pi tempo per la sua evacuazione. Il sacerdote torn ancora
alla carica, stavolta spalleggiato da Giuseppe Sgalaberna
e da altri giovani bagnaresi decisi a tutto, i quali con
fare minaccioso convinsero il soldato tedesco a
risparmiare quell'antico monumento e con esso la vita
di centinaia di persone. Il primo sindaco del dopoguerra
fu Silvio Beltrani, gi perseguitato durante il periodo
fascista, che ebbe il gravoso compito di sovrintendere
e coordinare la difficile ricostruzione del paese. La
guerra aveva lasciato un tragico bilancio: su un totale
di 1970 abitanti erano partiti 272 soldati, dei quali
sei risultarono poi dispersi e sette caduti in combattimento;
tra i civili si contarono 82 morti (di cui 26 solamente
nel bombardamento alleato del 9 aprile 1945), 260 feriti,
29 mutilati. I danni economici, oltre alle razzie e alle
altre distruzioni, comprendevano 74 case rase al suolo,
138 semidistrutte, tutte le restanti pi o meno danneggiate. |
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