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Faenza
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Cenni storici del Comune di Faenza (Ravenna)
La mitologia fa risalire la fondazione della città agli
attici, che risalendo l'Adriatico e fondata Navenna (l'attuale
Ravenna), si spinsero nell'entroterra e edificarono un nuovo
insediamento: «Faoentia» (che significa «splendo
fra gli dei»).
La realtà storica però è differente. Piccolo
villaggio etrusco, Faenza crebbe, secondo Tito Livio,
in coincidenza con l'occupazione dei Galli Boi, che però
dovettero cedere dopo un lungo periodo allo strapotere di Roma.
Il legame con l'urbe romana divenne assai stretto, tanto che
per la fedeltà dimostrata durante le guerre puniche la
città venne denominata «Faventia», cioè
«città amica».
Le invasioni barbariche riportarono Faenza nell'anonimato
per quasi un millennio. La rinascita coincise con l'alleanza
stretta tra il Papa e Carlo Magno, che nel 774 scese in Italia
col suo esercito e instaurò il sistema amministrativo
feudale nella città. Si aprì allora un'epoca di
conflitti tra signorotti e nobili locali e popolazione, che
portò progressivamente, a partire dal XII secolo, a una
rapida trasformazione: dal sistema feudale alla protoliberale
e progressiva istituzione comunale. Nel 1141 vennero eletti
i primi consoli, nel 1155 il podestà.
Inizialmente fedelissima all'imperatore Federico Barbarossa,
nel 1178 Faenza cambiò completamente bandiera, aderendo
alla Lega lombarda. La divisione tra frazione guelfa e ghibellina
favori la conquista del potere civico da parte di Maghinardo
Pagano, che fu a lungo podestà e capitano del popolo.
Nei primi anni del secolo XIV i guelfi riconquistarono il predominio
in Romagna e ciò significò l'affermazione definitiva
della casata dei Manfredi. Sotto questa dinastia, durata quasi
due secoli, la città registrò un notevole sviluppo
architettonico e artistico. La signoria dei Manfredi cessò
improvvisamente con la fine di Galeotto Manfredi, assassinato
dalla moglie nel 1488, e del ciglio Astorgio III, ucciso a Roma
dove era prigioniero del Papa, dopo la conquista di Faenza a
opera di Cesare Borgia (1501). Dopo una brevissima parentesi
di soggezione alla Repubblica Veneta, tornò a dominare
la Chiesa fino all'ultimo decennio del XVIII secolo. In questo
periodo numerose furono le calamità affrontate dal popolo
faentino, tra cui pestilenze e passaggi nel suo territorio di
eserciti italiani e stranieri.
L'unica fonte di reddito era l'agricoltura, a cui presto però
si affiancarono attività commerciali ed artigiane. Ciò
portò a una nuova fioritura architettonica, sia nella
costruzione di nuove residenze sia di edifici religiosi.
Alla fine del '700 fu la volta dei Bonapartisti della Francia
post-rivoluzionaria, che fecero di Faenza il capoluogo della
Repubblica Cisalpina. Nella prima metà dell'800 fallirono
i tentativi di restaurazione da parte ecclesiastica, fino all'annessione
al regno di Sardegna nel 1859.
Nella seconda parte del secolo cominciò a svilupparsi
l'industria, che raggiunse il suo massimo sviluppo durante l'Esposizione
Torricelliana del 1908. La seconda guerra mondiale frenò
lo sviluppo della città, che oggi deve la sua fama nel
mondo soprattutto all'arte della ceramica. |
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